Nelle sale di Palazzo Reale in cui è sopravvissuta la decorazione d'epoca si ricrea l'atmosfera che si respirava all'Ermitage, dove le sculture (considerate all'epoca “moderne”) arrivate dall'Italia furono collocate negli ambienti del nuovo museo appositamente creati da Leo von Klenze. La selezione dei vasi delle manifatture imperiali russe aiuta a ricreare il gusto e l'atmosfera delle stanze in cui erano esposte le sculture italiane, parte di un'affascinante avventura collezionistica iniziata dallo zar Alessandro I, il vincitore di Napoleone, a cui si deve l'arrivo in Russia delle prime sculture del sommo Canova provenienti dalla collezione dell'ex imperatrice di Francia Joséphine.
Il percorso inizia con Canova, sono presenti ben sette dei sedici capolavori dell'Ermitage. La “Testa ideale di Paride” col pileo frigio guarda verso la “Testa ideale di Elena” con infinita dolcezza, entrambe contornate da ricci e boccoli di incredibile morbidezza.
“Ganimede” di Bertel Thorvaldsen fu rapito da Zeus per la sua bellezza; rappresenta l'unione dell'uomo con Dio e consacra un nuovo tipo di bellezza maschile non tipico della virilità eroica ma legato agli incanti dell'adolescenza con dolcezza e lievità. Così anche l'”Amorino alato” di Canova, incanto e grazia della bellezza ancora acerba della fanciullezza.
Le “Stagioni” di Cybei si pongono come congiunzione tra barocco e neoclassico ma, seppure pregevoli, appaiono non ispirate, semplicemente decorative, inanimate, nonostante il vivo realismo, mentre il neoclassicismo esprime la profonda malinconia per l'impossibilità del recupero di un mondo irrecuperabile.
La “Flora” di Pietro Tenerani colpisce per il contrasto tra busto nudo e panneggio sulle gambe (in Russia destò scandalo questa nudità esibita), i fiori raccolti nell'incavo della veste, e si confronta con la “Danzatrice con le mani sui fianchi” di Canova, morbida e flessuosa dove la prima è casta e composta.
Ovviamente il pezzo forte è “Le tre grazie”: esaltato dal posizionamento al centro di una sala con soffitto ovale a cassettoni romboidali bianchi e azzurri, il gruppo scultoreo si riflette negli specchi delle pareti in un gioco infinito di rimandi che esalta ogni particolare ed emoziona profondamente il visitatore, anche grazie alla musica in sottofondo. A fianco delle Grazie si vedono le concorrenti “Ore danzanti” di Carlo Finelli, il quale riveste le nudità dei corpi per il piacere virtuosistico di proporre la plissettatura della stoffa, quasi specchiata dalle acconciature.
Parte integrante dell'esposizione è il centrotavola di Giacomo Raffaelli commissionato dal duca Francesco Melzi nel 1803 e nella collezione permanente di Palazzo Reale. Il percorso comprende anche Carlo Albacini, Rinaldo Rinaldi, Luigi Bienaimé, Emil Wolff, Giovanni Duprè e si conclude con il “bello morale” della “Maddalena penitente” di Canova a confronto con la “Fiducia estatica in Dio” di Lorenzo Bertolini e con la “Psiche svenuta” di Tenerani.
Milano, Palazzo Reale, fino al 02 giugno 2008, aperta lunedì dalle 14,30 alle 19,30, da martedì a domenica dalle 9,30 alle 19,30, giovedì chiusura posticipata alle 22,30, ingresso euro 9,00, catalogo Federico Motta Editore, infoline 02.54917, sito internet www.mostracanova.com
MOSTRA PROROGATA AL 24 AGOSTO 2008
Il percorso inizia con Canova, sono presenti ben sette dei sedici capolavori dell'Ermitage. La “Testa ideale di Paride” col pileo frigio guarda verso la “Testa ideale di Elena” con infinita dolcezza, entrambe contornate da ricci e boccoli di incredibile morbidezza.
“Ganimede” di Bertel Thorvaldsen fu rapito da Zeus per la sua bellezza; rappresenta l'unione dell'uomo con Dio e consacra un nuovo tipo di bellezza maschile non tipico della virilità eroica ma legato agli incanti dell'adolescenza con dolcezza e lievità. Così anche l'”Amorino alato” di Canova, incanto e grazia della bellezza ancora acerba della fanciullezza.
Le “Stagioni” di Cybei si pongono come congiunzione tra barocco e neoclassico ma, seppure pregevoli, appaiono non ispirate, semplicemente decorative, inanimate, nonostante il vivo realismo, mentre il neoclassicismo esprime la profonda malinconia per l'impossibilità del recupero di un mondo irrecuperabile.
La “Flora” di Pietro Tenerani colpisce per il contrasto tra busto nudo e panneggio sulle gambe (in Russia destò scandalo questa nudità esibita), i fiori raccolti nell'incavo della veste, e si confronta con la “Danzatrice con le mani sui fianchi” di Canova, morbida e flessuosa dove la prima è casta e composta.
Ovviamente il pezzo forte è “Le tre grazie”: esaltato dal posizionamento al centro di una sala con soffitto ovale a cassettoni romboidali bianchi e azzurri, il gruppo scultoreo si riflette negli specchi delle pareti in un gioco infinito di rimandi che esalta ogni particolare ed emoziona profondamente il visitatore, anche grazie alla musica in sottofondo. A fianco delle Grazie si vedono le concorrenti “Ore danzanti” di Carlo Finelli, il quale riveste le nudità dei corpi per il piacere virtuosistico di proporre la plissettatura della stoffa, quasi specchiata dalle acconciature.
Parte integrante dell'esposizione è il centrotavola di Giacomo Raffaelli commissionato dal duca Francesco Melzi nel 1803 e nella collezione permanente di Palazzo Reale. Il percorso comprende anche Carlo Albacini, Rinaldo Rinaldi, Luigi Bienaimé, Emil Wolff, Giovanni Duprè e si conclude con il “bello morale” della “Maddalena penitente” di Canova a confronto con la “Fiducia estatica in Dio” di Lorenzo Bertolini e con la “Psiche svenuta” di Tenerani.
Milano, Palazzo Reale, fino al 02 giugno 2008, aperta lunedì dalle 14,30 alle 19,30, da martedì a domenica dalle 9,30 alle 19,30, giovedì chiusura posticipata alle 22,30, ingresso euro 9,00, catalogo Federico Motta Editore, infoline 02.54917, sito internet www.mostracanova.com